Corace di Siracusa
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E' tra i fondatori - non si sa se sia stato maestro o collega di Tisia - della scuola Siciliana di retorica. Sappiamo che è nato e vissuto a Siracusa nel V secolo a.C. Secondo Aristotele il merito della scoperta delle norme retoriche va a Empedocle (vedi Diogene Laerzio VIII, 57) contemporaneo di Tisia e di Corace. Tisia scrisse il primo manuale di retorica, ma sia Cicerone che Platone inseriscono il nome di Corace in tale prestigioso contesto (Fedro, 273, d):

" (...) com'era perfettamente occultata l'arte che ha scoperto Tisia, o chiunque altro esso sia e con qualsiasi nome gradisca di essere chiamato". (Platone, Fedro, A. Mondadori, Milano, 1951).
"Egli (Carmada; n.d.A.) diceva d'apprima che, quasi a farlo apposta,, non c'era mai stato tra coloro che avevano scritto trattati di retorica uno che avesse saputo parlare, neppure in maniera decente, a partire da un certo Corace e da Tisia che, come tutti sanno, sono stati gli inventori e gli iniziatori di quest'arte, mentre poteva ricordare un numero incredibile di uomini eloquentissimi, che non avevano appreso codeste norme (...). Tutte le questioni che vengono trattate dagli oratori sono vaghe e incerte, perché provengono da persone che non hanno piena coscienza di esse e sono ascoltate da gente a cui non vengono comunicate esatte cognizioni, ma solo opinioni momentanee e false o per lo meno oscure". (Cicerone, De Oratore I 91,92; a cura di G. Norcio, UTET, 1976)

Si reperisce in Quintiliano:

"Si dice infatti che Empedocle sia stato il primo, dopo coloro di cui parlano i poeti, che abbia dato un impulso all'arte retorica. I più antichi scrittori di retorica furono poi i Siciliani Corace e Tisia, ai quali seguì un uomo di quella medesima isola, Gorgia di Leontini, che fu, si dice, discepolo di Empedocle" (Quintiliano, Institutio oratoria, III, 1, 8; I Presocratici, test. e fram. Laterza, 1994)

E considerando che Empedocle era un pitagoreo si può attribuire agli insegnamenti di Pitagora del merito nella creazione di tale scienza.


Di passaggio: viene a chiunque spontaneo riflettere sulla grande importanza odierna della facilità di comunicare, per gli scopi più diversi, contemporaneamente con i propri connazionali. E si prospetta maggiore spazio per chi si dedichi alla retorica, per scopi politici e commerciali: televisione via satellite o reti mondiali per comunicazioni via computer. Occorrerà stare attenti a che il "politichese" di oggi non diventi un peggiore veicolo di falsità, celate dentro false creazioni culturali, per esempio, o suggestioni emotive.

Quel "chiunque altro" di Platone viene individuato dai critici in Corace; forse, si può, da quanto "detto" da Socrate azzardare l'ipotesi che Corace sia stato maestro schivo, o comunque dal carattere singolare - ma non per l'epoca - che intuendo la potenza della parola ha mutato o celato il proprio nome.

Sempre secondo Aristotele il manuale di retorica con le regole di tale arte sarebbe stato redatto a quattro mani da Corace e Tisia; mentre la fonte ispiratrice, col suo stile ampolloso, maestoso, fu Empedocle. Aristotele teorizza che poi Tisia avrebbe messo per iscritto le norme definite da Corace, e riguardanti principalmente la centralità del concetto di verosimile, più valido ai fini retorici dello stesso raggiungimento della descrizione del vero.

E si è del parere che i due ebbero modo di mettersi in evidenza sulla scena politica del loro tempo grazie a dei disordini sociali in cui poterono constatare l'efficacia del nuovo modo di impostare le proprie tesi, indirizzando la furia popolare ad Agrigento IMG - contro il tiranno Trasideo, nel 472 a.C. - e a Siracusa - avversa Trasibulo nel 466.

Il fatto che il suo nome in greco significhi "corvo" viene usato da Cicerone per criticare l'aspetto teorico della dottrina di Corace, che vuol fare a meno della "pratica del foro", e di "tutte le opere dei filosofi" per raggiungere le sue mete dialettiche (De Oratore, III, 80, 81). Cicerone nel Bruto (12, 46) sostiene, infine, che:

(...) quando, abbattuti in Sicilia i tiranni, i beni privati furono rivendicati mediante azioni giudiziarie a causa del lungo tempo intercorso, allora per la prima volta, essendo quella gente acuta e per natura litigiosa, i siciliani Corace e Tisia composero un insieme di precetti (...)

 

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