Simmia di Siracusa
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Filosofo di Siracusa del IV - III secolo a.C. Parla di lui Diogene Laerzio (II, 113):
Stilpone di Megara Nisea, filosofo euclideo, pur essendo sposato conviveva con l'etera Nicarete. Da una delle due donne, ma crediamo proprio da quest'ultima, ebbe una figlia, rivelatasi poi dissoluta, che diede in sposa al suo amico di siracusa, Simmia appunto.

"Qualcuno disse a Stilpone che la sua figlia era un disonore per lui, ma egli di rimando: 'Non più di quanto io sono un onore per lei'".

E' un peccato che solo una vicenda personale ci sia giunta del filosofo aretuseo, ma una citazione su Simmia la riporta anche Filippo Megarico:

"Da Teofrasto attrasse a sé Metrodoro il Teoretico e Timagora di Gela, da Aristotele cirenaico, Clitarco e Simmia, e, per quanto riguarda i dialettici, attrasse a sé Peonio da Aristide; Difilo del Bosforo figlio di Eufanto e Mirmece figlio di Esseneto erano venuti da lui per confutarlo, ma divennero suoi devoti seguaci". (Diogene Laerzio; II, 87; op. cit.).

E' ovvia la deduzione che vuole il nostro in stretto legame coi pensatori dell'Attica, di Mègara Nisea, pur se al tempo di Simmia la città aveva perduto il suo grande potere. Nel 307 a. C. infatti venne saccheggiata e distrutta dall'esercito comandato da Demetrio Poliorcete, tentando poi di risollevarsi aderendo alla lega Achea nel 243, ed a quella Beotica vent'anni dopo. Aveva fondato la nostra Megara Iblèa al tempo del suo pieno fulgore, nel 728 a.C.

Essendo l'amico, e parente, Stilpone tra i massimi esponenti della scuola megarica, Simmia può ritenersi un seguace del pensiero socratico e di quello della scuola eleatica di Senofane, Parmenide, Melisso, ed attratto dai paradossi creati e diffusi da Zenone di Elea. Famoso il concetto teorico che dimostra come un uomo - Achille - non potrebbe raggiungere correndo una tartaruga che si trova poco distante da lui. Tra l'uomo e la testuggine c'è un tratto di terreno che l'uomo può subito percorrere, ma certamente in quegli attimi la tartaruga compie un piccolo movimento; anche tale nuova distanza può essere colmata, ma comunque richiede del tempo e ciò consente all'animale di distanziarsi ancora un poco, e così via all'infinito. Neanche un qualsiasi percorso si può coprire, poiché esso può essere diviso in due, e lo stesso può farsi col primo mezzo ed il punto ove ci si trova, e ciò all'infinito. Se si avanza si attraversano infiniti punti di mezzo, e coprire una distanza infinita non è possibile. Siamo così doppiamente "convinti" che Achille o chi per lui non coprirà la distanza composta da infiniti tratti che lo separa dal lento animale.

 

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