E' il poeta
ditirambico di Selinunte vissuto tra il V e il IV secolo a.C. Anche di lui, molto della
sua vita ci è ignoto. Apprendiamo dalle grandi fonti, come Diogene Laerzio,
che era siciliano; e dal Marmor Parium che vinse una gara poetica ad Atene nel 402-401. Al
tempo di Teleste il ditirambo aveva subito delle variazioni
tecniche, che riguardavano la musica che lo accompagnava e la metrica, oltreché la
lingua. Tra i poeti lirici greci il riconosciuto precursore di codesto genere fu Malanippide,
e tra i seguaci, oltre a Teleste, si ricorda Timoteo di Mileto. Il
materiale arrivatoci di Teleste consiste di soli otto frammenti e di tre titoli di
componimenti perduti: Argo, Imeneo, Asclepio. Tali opere avevano già perduto al tempo di tali
poeti la loro caratteristica di componimento religioso, e venivano composte per diletto
ove la parte musicale pare avesse molta importanza, al punto di suscitare polemiche tra i
vari autori per l'uso di questo o quello strumento.
Da Ateneo apprendiamo che egli fu un valente danzatore:
"Telesis (o Telestes) pure insegnante di ballo, inventò molte figure, e con
grande arte illustrò coi movimenti delle braccia ciò che con voce venia detto" .
(21 , e; op. cit.).
Da Plutarco abbiamo la conferma del valore dell'arte di
Teleste: Alessandro Magno portava durante le sue spedizioni sempre con sè le
opere del siciliano.
Come per ogni opera molto letta, fu diffusissima, la sua venne criticata anche per motivi
marginali, come nella scelta di un termine anziché un altro:
"' (...) però Teleste lo chiama un pinnace', ove Theopompus mette in ridicolo
Teleste per aver denominato il phialé un pinnace". (Ateneo, 502; a).
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