Detto il giovane, tragico siracusano misterioso per noi, vissuto nel V
secolo a.C. Ne abbiamo notizia dalla Suida, che si limita ad
informare che fu autore di dieci tragedie:
"Achaeus Syracusanus, Tragicus junior, scripsit tragoedias decem".
Ateneo cita più volte un Acheo di Eretria, città calcida di
Eubea, nei suoi Deipnosofisti e riporta un frammento di tale autore che forse è utile
riportare, per il riferimento al Mongibello (63, b):
"E' l'Etna che nutre simili grosse, cornute, chiocciole?" ( Atheneus, op.
cit.)
Omonimo fu anche il già ricordato Miscelo Acheo.
Per quanto riguarda l'Acheo di Siracusa tutte le incertezze accumulate dal tempo su di
lui paiono irremovibili. L'argomento delle sue opere è solo ipotizzabile, ma con certezza
deve essere stato imperniato sulle figure mitiche della tradizione ellenica. Visse Acheo
in un secolo particolarmente ricco di talenti - basta ricordare il nome di Eschilo - e come questi dovette aver partecipato alle
rappresentazioni tragiche ateniesi, in qualità di autore in gara.
Si può dare per scontata la sua frequentazione della corte aretusea, godendo della
generosità di Gerone I, probabilmente, e ricambiando con composizioni
adatte per le tematiche affrontate ad ispirare l'interesse del tiranno. |