Bione di Smirne
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E' nativo di Flossa, nei pressi di Smirne, della fine del II secolo a.C., e per quanto riferisce un suo allievo, ha vissuto in Sicilia fino alla fine dei suoi giorni. Come molti dei suoi contemporanei si è dedicato al genere agreste, bucolico; ma pel materiale che è stato riportato dallo Stobeo possiamo considerarlo a tutti gli effetti anche poeta lirico amoroso. Abbiamo così la possibilità oggi di leggere, raggruppati nelle Bucoliche, 17 tra frammenti e lavori completi; oltre ciò abbiamo l'importante Epitafio di Adone, in 98 esametri, che si può considerare ispirato alle tematiche ed allo stile teocriteo.

Immaginiamo che un cantore, seguendo i versi e il ritornello con uno strumento musicale, ci esegua una melodia degna del senso del dolore che le parole di questo epitafio vogliono comunicare.

Viene a Bione attribuito anche l'Epitafio di Achille e Deidamia; ed appartiene quasi sicuramente ad un suo allievo che ha ricalcato gli aspetti salienti dell'Epitafio di Adone, l'Epitafio di Bione in 127 esametri.

Un esempio della sensualità permeata di tristezza, tipica della personalità poetica di Bione, lo abbiamo nell'ottavo frammento riportato da Stobeo: Necessità d'espero.

L'opera migliore di Bione, lo ripetiamo, è dedicata e trae ispirazione dalla mitica vicenda di Adone. Questi era un ragazzo talmente bello, che di lui si innamorò la dea Afrodite (sopranominata Cipride, la Venere dei Romani).

La rabbiosa gelosia del dio Ares nei suoi confronti giunse al punto che lo fece aggredire da un cinghiale da lui reso furioso. Ma altro mito narra che fu Apollo a far agire il cinghiale, per vendicarsi di Afrodite che aveva accecato suo figlio Erimanto, che l'aveva vista nuda bagnarsi nel fiume.

Non bastano le lagrime della dea ad evitare la morte del fanciullo, che giungerà nel regno dei morti, facendo innamorare di sè Persefone. Ne nacque una disputa tra le due divinità che attirò l'intervento di Zeus: venne così deciso da Giove che lo spirito del fanciullo rimanesse per sei mesi l'anno nell'Ade con Persefone e, in primavera, ritornasse tra i vivi da Afrodite per rimanervi per i restanti sei. In tale occasione, con il siculo d'adozione Bione, forse

"per la prima volta nella storia della poesia, dolore e voluttà prendono lo stesso timbro e si fondono in una sola ebrezza di pianto e canto" (Cantarella).

 

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