Premessa
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Bisogna onorare gli anziani, perché ciò che cronologicamente vien prima merita maggior onore.

(Pitagora)

La Sicilia merita maggior riguardo. Tale pensiero ci siamo ritrovati in mente, spontaneamente e soavemente, al termine d'una ricerca durata oltre tre anni. Non intendiamo qui criticare gli organi di governo (nazionale e regionale) che rare volte - sempre confortati dal male agire diffuso - riescono a promuovere manifestazioni culturali e di spettacolo degne di tale nome e, sopratutto, al passo coi tempi. Ci preme dire che ormai sappiamo che ciò non accade per caso (ignoriamo l'apàtheia dello storico di valore).

L'uso commerciale dei mezzi di comunicazione esige tale riguardo, in quanto è facilissimo produrre falsità su grande scala. Con tale fine invieremo tale nostra fatica, usando al meglio le opportunità offerte dalle reti informatiche, agli studenti del nostro e di altri continenti.

Qui ripercorriamo idealmente, con fare educativo, se fortunato, il corso del virgiliano fiume Alfeo sino a riscoprire la vastità e purezza ed importanza della sicula fonte Aretusa. Cosa vuole insegnarci un saggio come questo? Occorre consolare la nostra terra, ricordando che la storia, la vera realtà che supera gli inganni dei virtuosismi spregiudicati della lingua, in Sicilia è somma di millenni. Ciò che ha offerto il passato a noi Italiani è certo, sin da quando nomi di amici d'Enea ci sono noti, come i Siculi Elimo, Pànope, Niso ed Eurialo (Eneide, 5; 294, 300); il domani non lo cerchiamo nel politichese, notoriamente infido oggi come più di duemila anni fa. Ci viene in mente la scheda su Gorgia, ed altre, che il lettore apprezzerà, per l'analisi dello sfoggio di potere dialettico, vera arma in bocca all'ambizioso colto ma volubile ed insano. Non migliore del peggiore essere dedito al malaffare, poiché molto in comune hanno per temperamento e mire questi due tipi d'uomo.

Questo lavoro è un gesto d'amore per una terra che sa, assuefatta, ben soffrire, ma non merita che vengano ignorati dai ragazzi d'oggi i molti suoi frutti, necessari alla cultura d'Europa ed al sempre importante universo mediterraneo. Tale lavoro vuol essere perciò, e giocoforza, anche educativo, in quanto dobbiamo auspicare che i nostri ragazzi sappiano reagire più positivamente alle perenni viltà e cattiverie che, Eraclito insegna, derivano banalmente dalla cretineria degli uomini peggiori, di Sicilia e del mondo. Tipi d'uomo oggi a volte esaltati da organi detti, spesso impropriamente, d'informazione, che esercitano solo attività di commercio anche a discapito delle personalità più giovani.

Monoculturale non vuol dire niente, perché nessuna società lo è mai stata. Tutte le culture sono il risultato di mescolanze, di prestiti, di miscugli, che non hanno smesso di prodursi, sebbene con ritmi diversi, dall'origine dei tempi. (...) Se le società occidentali non sono in grado di conservare o di suscitare valori intellettuali e morali abbastanza potenti da attrarre coloro che vengono da fuori, e tali che questi ultimi desiderino farli propri, allora, senza dubbio, c'è di che allarmarsi.

(Claude Levi - Strauss)


Millenni fa i primi Europei giunsero dall'Asia minore, per primi si stabilirono loro nel nostro meridione, continuando poi verso nord lo stanziamento. Studii poderosi di filologia fanno risalire le basi lessicali delle lingue europee ad una radice comune denominata lingua Indoeuropea, vecchia anch'essa di millenni. Esistono parentele linguistiche persino col Tocarico cinese. Esiste oggi, comunque, nel grande mercato quotidiano ogni articolo che interessa; ogni pensiero, per esempio, può trovare sostegno in questa o quella pubblicazione; vi sono libri per tutti i gusti, esigenze, vizi e devianze. Per non affogare in ciò che non è un puro mare culturale, bensì il solito vecchio caos frutto di interessi sani ed insani, occorre ad ogni bivio cercare il filo di Arianna della Vita. Quella stessa per la quale persino il minimo insetto lotta, attimo per attimo, senza posa.

Per noi che scriviamo, ripetiamo, il futuro ancora non c'è, esiste il passato, ed invitiamo solo alla riflessione: occorre amare le differenze etniche, di costume, linguistiche, e quant'altro. Occorre conoscerle senza estrapolarle dalle radici; e se non le si ama, il mondo diventa così piatto e simile in ogni angolo, come ogni grande magazzino di ogni nazione del mondo. La natura, la fede, l'universo cercano, offrono e vogliono la diversità; la vita stessa è frutto della diversità, delle combinazioni tra vecchio e nuovo, tra vecchi e nuovi legami. La stessa intelligenza nasce dal confronto mentale, istintivo, tra cognizioni differenti.

Io non mi scagionerò davvantaggio dei difetti che potranno
essere, e certamente sono, nell'operetta mia. Questo solo mi
permetterò di osservare: che se ogni provincia d'Italia facesse
di tempo in tempo il medesimo ragguaglio che ho fatto io per la
Sicilia, noi ci ameremmo e ci stimeremmo di più.

(Giuseppe Pitrè)

E' questo uno sguardo al passato su vite e lavori d'uomini nati o semplicemente vissuti per molti anni in una Sicilia guidata con mano ferma, ferrea, a volte feroce, da tiranni o condottieri. Gli uomini d'allora non dobbiamo ovviamente considerarli differenti nell'animo, e negli atteggiamenti esteriori dai cittadini coi quali condividiamo strade, lavori e feste communi. Non ci debbono illudere gli strumenti di alta tecnologia che portiamo addosso o che ci riempiono la casa; siamo quel che riusciamo a sviluppare internamente, per induzione familiare via geni, o per esempi di comportamento più generali. Ma un siciliano di lingua greca del tempo potrebbe ovviamente in pochi giorni assuefarsi alla nostra vita influenzando e venendo influenzato da noi tutti. Noi stiamo per bussare al loro mondo; potremo gustare delle ricette vecchie di oltre duemila anni, riflettere su come faremmo oggi senza un frigorifero a bere qualcosa di fresco, fantasticare con le storielle che gonfiavano l'animo degli antichi; e godere delle trovate di uomini sagaci, o stupirci dei gusti e delle tendenze dei giganti della storia dell'umanità, quali Pericle o Alessandro, per sorriderne.


L'universo sociale ellenico in Sicilia, ed anche nella Magna Grecia, edificò in quel tempo dei modelli di vita ai quali noi stessi potremmo adattarci. E' utile pensare a ciò per tutta la lettura di questo lavoro, quando si legge d'uomini dei quali nulla si conosce oltre il nome e pochi riferimenti indiretti. Tali uomini hanno vissuto la maggior parte delle comuni esperienze umane, al di là dei frutti che il loro talento ha permesso bene di lasciarci. Noi oggi, grazie a una maggiore diffusione del bene degli studi per la popolazione vediamo raggiunti risultati non ottenuti in passato. Ma si può e si deve migliorare, approfittando del lungo periodo di pace che stiamo godendo.

Il discorso si ferma qui, vale per noi Europei ed abitanti del Nord del mondo, perché il pianeta per la sua maggior parte è popolato da individui che vivono in condizioni di sottosviluppo tali, che tutto ciò che di pregiato producono, limita solo il passivo sugli interessi dei debiti che tali nazioni hanno con le nazioni industrializzate, rende le locali popolazioni soggette a condizioni di vita inconcepibili per noi. Ma i nostri occhi mirano ai soli problemi dell'Europa. Lo sconteremo?

Sempre esisteranno le spinte alle acquisizioni delle mere soddisfazioni che in comune l'uomo ha con l'animale: il dono della saviezza - innata o indotta quando possibile - cresce coll'accumulo di sapere. Insistendo, perché:

L'educazione ha bisogno di tre elementi: attitudine naturale, studio ed esercizio; l'educazione ha radici amare e frutto dolce.

(Aristotele).

Oggi, in effetti, assistiamo al miglioramento dei rapporti sociali, per una maggiore comprensione delle esigenze del prossimo, e proprie. Occorre capire sempre meglio, studiando.

Buona e, ne siamo certi, proficua e divertente navigazione. Il libro è l'unica macchina del tempo che l'uomo sia riuscito a costruire; il WEB ed il PC rendono la macchina più comoda e veloce.

L'autore
(Francesco Carubia)


NOTA
Alcuni autori trattati non sono nati in Sicilia, ma vi hanno vissuto a testimoniare dell'attrattiva che l'isola più grande del Mediterraneo esercita sin da quei tempi anche per gli uomini di cultura. Solo il nostro secolo la vede da questi spessissimo dimenticata.
Quanto avvenne con la Trinacria, che attirò ingegni varii, oggi ad esempio accade per città come New York: lo si deve ai tanti talenti, d'origine disparata, che la raggiungono e vi si stabiliscono. Nessuno si sogna oggi di dire che New York è una colonia olandese. Lo è stata dopo che venne tolta, pagandola agli indigeni, l'isola di Manhattan nei primi anni del XVII secolo, la quale fu il fulcro della futura metropoli; ma dal secolo successivo ogni città americana non può più dirsi colonia francese o inglese. In Sicilia la costante contiguità politica dei centri isolani colle grandi città stato greche non ha, parimenti ed in forza dei cinque secoli che vanno dal VII al II a.C., impedito uno sviluppo culturale (ed economico, politico, militare) autonomo, come la nascita della Retorica, del genere della Commedia, dei Mimi o della Ilarotragedia attestano, come in quest'opera vedremo. E pur non essendoci stato un distacco politico definitivo non sono mancati gli scontri armati tra gli eserciti isolani e quelli ellenici ed africani, ad attestare dello stato di salute economica, politica e culturale che, per vie che oggi appaiono misteriose, il suolo e quant'altro di Sicilia ha prodotto.


 

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