Eumelo di Corinto
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E' uno dei primi corinziani ad approdare in Sicilia, nel 734 a.C., fondando, assieme all'amico e condottiero Archia, in Ortigia il primo nucleo di quella che sarebbe divenuta la città più potente di Sicilia: Siracusa. "Sicanio praetenta sinu iacet insula contra Plemurium undosum, nomen dixere priores Ortygiam" (Virgilio, Eneide, 3, 690). Cioè, "Opposto all'ondoso Plemurio, dinanzi al sicanio golfo, v'è un'isola che gli antichi chiamarono Ortigia".

Dovette immediatamente apparire attraente e carica di buone promesse per la sua morfologia la costa aretusea; oltre che per le caratteristiche climatiche comuni col mondo greco, le risorse d'acqua potabili abbondanti (per le quali i locali l'avevano chiamata Sùraka), la disponibilità di legname per le foreste che meravigliosamente coprivano gran parte della Sicilia - utilizzate per la costruzione dei navigli - avranno riempito gli occhi dei primi coloni e prospettato un felice sviluppo per la nascente colonia. Che la Sicilia abbia avuto in quell'era una modificazione radicale del suo aspetto naturalistico, per la eliminazione di estese aree boschive, è certo; ignota ci è, in parte, la destinazione del legname ricavato. Di una grande e diffusa costruzione di mezzi navali si ricerca la prova documentata, ma una capillare distribuzione delle merci tutte prodotte nel bacino del Mediterraneo è oggi concreta archeologia di reperti; e i varii interventi militari decisi dai tiranni siciliani, appare indubbio, devono parimenti aver usufruito della forza navale prodotta nell'isola. Ma non condensiamo solo qui gli argomenti, tanto c'è d'altro da ammirare in quanto riportato nella presente, scrupolosa ricerca. Va osservato che questi pionieri ellenici portarono sull'isola anche i loro culti, trovando comunque cenni della fede ai culti egizi più diffusi anche nella Sicilia orientale; legato ai riti propiziatori della navigazione era il culto di Iside (VII - VI secolo avanti Cristo).


Poeta discendente da nobile famiglia, quella dei Bacchiadi, Eumelo scrisse una Storia di Corinto, e una Fondazione di Tebe, e componendo inoltre la favola Europa e la Lotta dei Titani. Si hanno oggi pochi frammenti di tutto ciò; ne ripete qualche verso Ateneo:

"Ed Eumelo di Corinto (od era egli di Arctinus?) presenta Zeus come un danzatore, usando le parole: 'E al centro di loro ballò il padre degli dei e degli uomini' (...)" (22; c; Ateneo, I Deipnosofisti; a cura di B. Gulick, Heinemann, Harvard Univ. Press, 1951). Ed ancora: "In risposta ad egli (Sofocle; n.d.A.) Zoilus disse: 'Io non sono niente di più che un degustatore di pesce (...) tuttavia so che l'autore della Titanomachia, se esso sia Eumelo di Corinto, o Arctinus, o chiunque altro come preferisce chiamarsi, si pronuncia così nelle seguenti linee del secondo libro: Galleggia laddove muti pesci dall'occhio d'oro, nuotano e giocano in acqua d'ambrosia. Adesso Sofocle apprezza il Ciclo Epico, e persino compose interi drammi in stretta conformità alle storie ivi contenute'". (277; d; op. cit.).

Questi "pesci dall'occhio d'oro" luccicano dal fondo di quello che è con ogni probabilità il più antico frammento di un letterato vissuto in Sicilia. La favola Europa dovette basarsi sul mito di Erope, una delle figlie del re di Creta, Crateo. O sulla figura di Europa, la fanciulla figlia di Agenore di Canaan, nato dall'unione di Posidone e Libia, rapita e sedotta da Zeus; parimenti il mito riflette distorcendolo come in sogno il fatto storico costituito dalla invasione di Creta da parte degli Ellenici. Nel mito Zeus si trasforma in toro, mansueto e dal color bianco, per potersi fare avvicinare dalla fanciulla in giro pei campi della città fenicia di Tiro. Salita sulla groppa di quel che credeva un docile animale, Europa si vide portare verso il mare e, attraverso di esso, condotta su di una spiaggia di Creta dove il dio, sotto un salice, la possedette, ottenendo dall'unione tre figli: Radamante, Minosse e Sarpedone. La immagine del salice, nei tempi andati, era sacra: rappresentava la fertilità ed i riti propizianti la stessa in quasi tutta l'Europa. Lo stesso termine di Europa può anche voler significare "adatta al salice". Il padre mandò alla ricerca della figlia i suoi cinque figli maschi: Fenice si recò verso occidente, in Libia, ma rientrò in patria alla morte del padre Agenore, dando così il suo nome al popolo di Canaan, i Fenici. Cilice raggiunse il territorio degli Ipachiani, che venne poi chiamato Cilicia; il terzo fratello si recò nella penisola di Tinia, sul Bosforo, senza successo. Taso conquistò l'isola che porta il suo nome, ricca di miniere d'oro e, per ultimo, Cadmo in compagnia della madre Telfassa toccò durante la ricerca Rodi - dove edificò un tempio a Posidone - Tera, costruendo un altro edificio sacro - dove morì la madre. Cadmo si recò indi a Delfi per avere un aiuto dall'oracolo, e questa gli consigliò di dimenticare la sorella Europa, e di cercare una vacca da pungolare in modo da farla avanzare finché non fosse crollata per la stanchezza. Questo fece Cadmo, acquistando una vacca che aveva ai fianchi un segno bianco, simbolo della luna piena. Dopo aver a lungo resistito l'animale s'accasciò al suolo nel punto in cui Cadmo fondò la città di Tebe. L'acropoli di Tebe ebbe nome Cadmeia, ed al matrimonio del re con Armonia, figlia di Afrodite ed Ares, parteciparono i dodici dei dell'Olimpo cosicché dodici scranni d'oro vennero predisposti nella magione di Cadmo. Cadmo poi fondò Butoe, e, una volta vecchio, con la consorte, venne tramutato in leone e poi, alla morte, sepolto nella stessa Butoe, in Illiria.

La fonte Suida ci riferisce un antefatto alla fondazione di Ortigia-Siracusa; caso volle che anche un altro condottiero, Miscelo, in quei giorni, era in procinto, come Archia, di salpare per uguale scopo:

"Il siracusano Archia e Miscelo Acheo giunsero nello stesso periodo a Delphos, per le città che erano in procinto di fondare, per interrogare l'oracolo, e per cercare di conoscere i destini che erano stati assegnati alle loro città. A loro dunque Pythia risponde: 'Voi, o duci, giungeste da nuova colonia per cercare di ottenere da Febo che terra a voi tocchi. Ma ponderate e agite adesso, sui vantaggi che sono preferibili: o l'abbondanza di ricchezze o, invece, la piacevolissima sanità'. Ascoltateli, Archia, uomo avido di beni, sceglie l'abbondanza delle ricchezze, e deluso non fu per la sua speranza. Infatti la città Siracusana, secondo l'oracolo Pythium, diventò ricchissima (...)". (Trad. Schiavone).

 

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